Di questi giorni, ma trentanni fa, a Salussola era sorto il problema nomadi, che avevano acquistato un terreno sottoposto a vincoli
Il sindaco li diffidò a rimanere sull’area, ma questi non vollero andarsene, e la cosa continuò per mesi
Salussola 6 marzo 2012 – Di questi giorni, ma trentanni fa, a Salussola era sorto il problema nomadi, che avevano acquistato un terreno sottoposto a vincoli. Nel gennaio del 1982,
dei nomadi avevano acquistato un appezzamento di terreno nel Comune di Salussola e su questo avevano deciso di stanziarsi. In seguito chiedono l’allacciamento elettrico, che ottengono, ma l’accampamento ha bisogno anche di servizi igienici, e qui si crea il putiferio, perchè la zona che hanno scelto per insediarsi, è nelle vicinanze di un pozzo di captazione dell’acquedotto del paese. L’area è a soggetto idrogeologico, non edificabile, quindi vincolata dalle norme del Piano Regolatore, e lo è ancora oggi. Pertanto il comune ostacola la permanenza dei nomadi e li diffida a stanziarsi sull’area, ma questi non vogliono lasciare il terreno appena acquistato. L’articolo che riportiamo di seguito è della Stampa Sera del 3 marzo 1982, l’articolista descrive la località in Prelle, ma se la memoria tiene, ci sembra che il terreno fosse nelle vicinanze del pozzo della Mandria, laterale a Via Capoluogo. [redazione/salussola]
” Una tribù di nomadi divide Salussola oggi la «sentenza»: saranno scacciati? Il sindaco renderà note le decisioni della giunta – Sul terreno prescelto l’insediamento non è possibile – Proposta una zona diversa, non sottoposta a vincoli. Solamente questa sera, al termine della riunione del Consiglio comunale, saranno rese note dal sindaco Walter Gauna le decisioni adottate dalla Giunta municipale in merito al problema rappresentato dall’insediamento di una tribù di nomadi in località «Prelle», alla periferia di Salussola. La Giunta era stata riunita d’urgenza nella mattinata di sabato scorso dopo che, il giorno precedente, era scaduto per i nomadi il termine stabilito in una «diffida» firmata dallo stesso sindaco per lasciare libero il terreno. Al fine della riunione di giunta, tuttavia, non era stata fatta alcuna anticipazione. La questione era iniziata circa quaranta giorni fa, quando una comunità di nomadi di origine jugoslava, ma residenti anagraficamente a Roma, acquistò in regione «Prelle» un appezzamento di terreno per insediarvisi stabilmente insieme con tutta la comunità. «Siamo stanchi di girare — aveva detto il loro capo — e vogliamo sistemarci definitivamente qui, sul nostro terreno». I guai sono iniziati subito dopo. Infatti, l’appezzamento non è assolutamente edificabile: è sottoposto a vincolo idrogeologico, destinato ad uso esclusivamente agricolo ed attraversato dalle reti dei due acquedotti che assicurano il rifornimento idrico a Salussola. «Al momento dell’acquisto ci avevano fatto capire che l’insediamento delle roulottes e dei prefabbricati era possibile. Qui abbiamo speso tutti i soldi che avevamo: dodici milioni per il terreno, un milione per la mediazione, oltre una ventina per una sommaria sistemazione dell’area. Da qui non ci muoviamo, a meno che non ci venga restituito tutto quello che abbiamo speso». La diffida del sindaco era partita dopo che l’ufficiale sanitario di Salussola aveva rilevato l’impossibilità di un insediamento per la mancanza dei servizi igienici n problema della carenza di servizi sarà affrontato anche dalla Usl di Biella: il consigliere socialista Gustavo Buratti, infatti, ha preannunciato un’interrogazione per far ottenere ai nomadi un minimo di servizi igienici e di assistenza sanitaria. «Quella del sindaco Gauna — ha commentato Buratti — è una decisione difficile. Non è giusto che un sindaco sia lasciato solo a prendere di questi provvedimenti n consigliere Buratti è chiaramente favorevole a consentire l’insediamento dei nomadi «Quante volte abbiamo rimproverato agli zingari il loro continuo vagabondare? Ed ora che questi hanno scelto di fermarsi e di integrarsi con quale coraggio possiamo scacciarli? Come minimo, sarebbe un comportamento ipocrita». Le soluzioni a disposizione del sindaco sono soprattutto due: o prorogare la diffida per altri venti giorni o firmare un ordine di sgombero immediato, che dovrebbe essere eseguito anche con l’assistenza della forza pubblica. Esisterebbe, tuttavia, una terza soluzione, ipotizzata dal consigliere Buratti: consentire l’insediamento della comunità in una zona diversa, dotata di servizi e non sottoposta a vincoli di alcun genere. «In fin dei conti — conclude Buratti — c’è un progetto di legge regionale che impone a ciascun comune l’obbligo di attrezzare una zona per metterla a disposizione dei nomadi. Non c’è altro da fare che dare pratica attuazione a questo concetto». Walter Camurati “ (03.03.1982) Stampa Sera – numero 55