50 anni fa moriva il teologo don Firmino Corgnati parroco di San Secondo
NOTIZIE – STORIA e COSTUME
Salussola 11 maggio 2017 – 50 anni fa moriva il teologo don Firmino Corgnati parroco di San Secondo. Firmino Teodoro Corgnati nacque a Sagliano Micca il 9 dicembre 1872 da Battista e Veronica Greggio. Compì gli studi nel
seminario vescovile di Biella, e fu ordinato sacerdote il 25 luglio 1895. Iniziò il suo ministero come vice parroco di Trivero, e contemporaneamente frequentò l’Università di Torino laureandosi in Teologia. Il 7 marzo del 1902 venne nominato arciprete di San Secondo, prendendo possesso della parrocchia il 19 marzo successivo. Guidò la sua piccola parrocchia per 66 anni, considerato e venerato dalla sua gente e da quella dei paesi vicini come un patriarca. L’arciprete, com’era comunemente chiamato, era un simbolo per i più, era una persona a cui riferirsi nelle difficoltà, era un punto di appoggio per le vicende quotidiane da risolvere, era l’istituzione che seguiva il sindaco e il Municipio. Il sindaco era meno praticabile, l’arciprete conosceva l’intimità di ognuno, sapeva come aiutare e consigliare ancora prima di scoprire i suoi patemi, accattivandosi così anche il rispetto dell’anticlericale per natura. Nel tempo della caccia non disdegnava di impugnare la doppietta, il selvatico finiva, per lo più, in dono a qualche mamma con tante bocche da sfamare; lui consumava lauti pranzi a base, quasi sempre di polenta e “ furmagin “. Povertà e serenità accompagnarono la sua lunga esistenza, dimostrando in ogni occasione di essere prete. La dignità, nell’umiltà di una vita avvolta nei valori morali e umani, lo rendeva il prete vero, quel prete che nulla chiedeva, nulla possedeva, eppure dava così tanto a tutti da essere il più ricco, e per questo anche il più magnanimo. Nel 1939, con l’arrivo in paese della maestra Maria Erina Pagliana si instaurò tra di loro una stima profonda e un reciproco sostegno, condividendo la responsabilità di una interra comunità che cresceva e che con sacrificio cercava di seguire l’evoluzione dei tempi. Quella maestra tenace e caparbia, combattiva sino all’ultima stregua, testardo il secondo, formarono quella coppia ora in disuso di parroco e perpetua, che sarebbe quasi degradante se non si rendesse merito, che insieme crearono quella forte e completa istituzione che diede a San Secondo la distinzione di comunità efficiente e preparata. Scrive di lui una persona che l’ ha conosciuto: “ Tre paracarri in pietra stabilivano i confini del sagrato della chiesa, l’acciottolato era liso e consunto, sdrucciolevole con la neve gelata, bruciante con il sole d’agosto, era sul sagrato che l’arciprete coglieva i frutti della sua missione, era lì che faceva sfoggio della sua paciosa confidenza, lì che riceveva le battute dei suoi amici anziani spiritosi e un po’ macchiette. Sul sagrato si tenevano i comizi elettorali o si parlava della peronospora della vite. Sul sagrato si proiettavano i primi filmini girati per la pubblicità di prodotti agricoli o si incantavano coperte e lenzuola provenienti da quella tal fabbrica perita nell’incendio … Nulla aveva inizio se l’arciprete non compariva prima a rendersi garante verso l’opinione pubblica che altrimenti avrebbe dubitato “. Don Firmino Corgnati morì a San Secondo, pieno di meriti dinnanzi a Dio e agli uomini, l’11 maggio 1967 e fu sepolto nel cimitero della frazione. L’arciprete sarà ricordato domenica 14 maggio durante la Messa delle ore 09.00 celebrata da don Giuseppe Donna, nella chiesa di San Secondo.
Salussola 11 maggio 2017 – 50 anni fa moriva il teologo don Firmino Corgnati parroco di San Secondo. Firmino Teodoro Corgnati nacque a Sagliano Micca il 9 dicembre 1872 da Battista e Veronica Greggio. Compì gli studi nel
seminario vescovile di Biella, e fu ordinato sacerdote il 25 luglio 1895. Iniziò il suo ministero come vice parroco di Trivero, e contemporaneamente frequentò l’Università di Torino laureandosi in Teologia. Il 7 marzo del 1902 venne nominato arciprete di San Secondo, prendendo possesso della parrocchia il 19 marzo successivo. Guidò la sua piccola parrocchia per 66 anni, considerato e venerato dalla sua gente e da quella dei paesi vicini come un patriarca. L’arciprete, com’era comunemente chiamato, era un simbolo per i più, era una persona a cui riferirsi nelle difficoltà, era un punto di appoggio per le vicende quotidiane da risolvere, era l’istituzione che seguiva il sindaco e il Municipio. Il sindaco era meno praticabile, l’arciprete conosceva l’intimità di ognuno, sapeva come aiutare e consigliare ancora prima di scoprire i suoi patemi, accattivandosi così anche il rispetto dell’anticlericale per natura. Nel tempo della caccia non disdegnava di impugnare la doppietta, il selvatico finiva, per lo più, in dono a qualche mamma con tante bocche da sfamare; lui consumava lauti pranzi a base, quasi sempre di polenta e “ furmagin “. Povertà e serenità accompagnarono la sua lunga esistenza, dimostrando in ogni occasione di essere prete. La dignità, nell’umiltà di una vita avvolta nei valori morali e umani, lo rendeva il prete vero, quel prete che nulla chiedeva, nulla possedeva, eppure dava così tanto a tutti da essere il più ricco, e per questo anche il più magnanimo. Nel 1939, con l’arrivo in paese della maestra Maria Erina Pagliana si instaurò tra di loro una stima profonda e un reciproco sostegno, condividendo la responsabilità di una interra comunità che cresceva e che con sacrificio cercava di seguire l’evoluzione dei tempi. Quella maestra tenace e caparbia, combattiva sino all’ultima stregua, testardo il secondo, formarono quella coppia ora in disuso di parroco e perpetua, che sarebbe quasi degradante se non si rendesse merito, che insieme crearono quella forte e completa istituzione che diede a San Secondo la distinzione di comunità efficiente e preparata. Scrive di lui una persona che l’ ha conosciuto: “ Tre paracarri in pietra stabilivano i confini del sagrato della chiesa, l’acciottolato era liso e consunto, sdrucciolevole con la neve gelata, bruciante con il sole d’agosto, era sul sagrato che l’arciprete coglieva i frutti della sua missione, era lì che faceva sfoggio della sua paciosa confidenza, lì che riceveva le battute dei suoi amici anziani spiritosi e un po’ macchiette. Sul sagrato si tenevano i comizi elettorali o si parlava della peronospora della vite. Sul sagrato si proiettavano i primi filmini girati per la pubblicità di prodotti agricoli o si incantavano coperte e lenzuola provenienti da quella tal fabbrica perita nell’incendio … Nulla aveva inizio se l’arciprete non compariva prima a rendersi garante verso l’opinione pubblica che altrimenti avrebbe dubitato “. Don Firmino Corgnati morì a San Secondo, pieno di meriti dinnanzi a Dio e agli uomini, l’11 maggio 1967 e fu sepolto nel cimitero della frazione. L’arciprete sarà ricordato domenica 14 maggio durante la Messa delle ore 09.00 celebrata da don Giuseppe Donna, nella chiesa di San Secondo.