Piante assalite e defogliate dalla ifantria americana
Salussola 4 settembre 2019 – Piante assalite e defogliate dalla ifantria americana. Questa specie, originaria del nord America, com’è facilmente intuibile dal suo nome volgare, è oggi diffusa su tutta la Pianura Padana e in molte altre regioni. Uno dei motivi del suo successo risiede nell’elevata polifagia: è stata, infatti, osservata su oltre 600 piante (arboree, arbustive ed erbacee) ma, anche se manifesta per alcuni alberi (gelso, acero negundo, salice) una particolare predilezione, non può essere considerata una vera avversità forestale in quanto alcune delle principali latifoglie dei nostri boschi (faggio, castagno e querce) sono poco danneggiate da questo defogliatore. I danni maggiori avvengono a carico dei filari, delle alberature stradali, dei boschi lungo i fiumio dei giovani rimboschimenti di latifoglie mentre i boschi sono attaccati solo marginalmente. Delle due generazioni, la seconda è quella pericolosa, anche perché provoca le defogliazioni in un periodo solitamente caldo e asciutto, costringendo la pianta ad un ricaccio vegetativo particolarmente oneroso per le sue riserve riducendo la capacità di germogliazione nella primavera successiva. L’attacco può essere facilmente diagnosticato in giugno–luglio quando le larve della prima generazione, nella fase iniziale del loro sviluppo, vivono dentro nidi sericei che sono spesso di grosse dimensioni e ben visibili. La seconda generazione si sviluppa di solito in agosto-settembre e causa, soprattutto su alcune piante (gelso, acero negundo) defogliazioni anche totali. La larva (lunga a maturità 10-15 mm) è facilmente riconoscibile per le lunghe setole. La difesa può essere attuata su piante isolate in giardini o parchi urbani con l’asportazione e la distruzione precoce dei nidi della prima generazione o con l’utilizzo di preparati a base di Bacillus thuringensis che deve essere utilizzato quando le larve sono ancora giovani. Per stabilire il momento più propizio per i trattamenti insetticidi (naturali o sintetici quali i regolatori di crescita) si può ricorrere all’uso di trappole specifiche. Qualsiasi intervento in aree protette dovrà essere valutato caso per caso. Nelle foto una pianta di pomacee oramai defogliata in Via Moscona.
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