Che cosa accomuna Salussola con San Bernardino, il Santo che la Chiesa ricorda oggi
Salussola – Che cosa accomuna Salussola con San Bernardino, il Santo che la Chiesa ricorda oggi. Bernardino da Siena, al secolo Bernardino degli Albizzeschi, era un frate francescano, teologo e predicatore italiano, appartenente all’ordine dei frati minori. Fu proclamato santo nel 1450 da papa Niccolò V, appena sei anni dopo la morte. Il Santo lo troviamo citato a Salussola cent’anni dopo la sua canonizzazione, quale titolare di una modesta chiesa a lui dedicata e di proprietà del convento dei frati ” zoccolanti ” di san Francesco di Santhià, in seguito soppresso dalle leggi napoleoniche. E’ documentato che i frati minori di Santhià praticavano le accoglienze pellegrine e il soccorso degli infermi. A Salussola avevano, oltre a quest’ oratorio, anche altre proprietà murarie, e forse anche qui, come a Santhià, esercitavano la medievale assistenza ai malati e ai bisognosi, poi in seguito conferita o trasmessa alla Confraternita di San Nicola da Tolentino. Fa fede una data certa, quella del 12 agosto del 1560, dove in quest’oratorio si tenne la radunata per l’elezione del Castellano Comunale di Salussola, il documento porta la dicitura “ Electio Castellani seu Jusredentiae Saluzolie pro anno 1560 ”. Quindi si può presumere a una dismissione liturgica e assistenziale nel luogo di Salussola, pur mantenendo la proprietà dei muri, ma con l’intento di asservirla alla comunità. Si ha ancora memoria di quest’oratorio nel 1570: “ … vi è la chiesa di S.to ber.no quale è situata qua nella terra et è delli fratti di S.to Bernardino quale non ha redditi alcuni secondo si è tenuto al presente però la Com.tà ha fatto lei la casa et perchè detti fratti non vi hanno celebrare alcune messe né vi fanno alcuna servitù sintendono di levarla come cosa di comunità ”. Nel 1606 si accennava, espressamente, che l’oratorio di san Bernardino da Siena aveva annessa una casa, ancora di proprietà del convento di san Francesco di Santhià. Nel 1619 il pievano di Salussola ci offre una descrizione tardiva dell’edificio: “ Nel istesso finagio vi si ritrova una Chiesa picola coperta di coppi fabbricata sotto il titolo di s.to Bernardino, è tutta aperta e gli puochi coppi stanno per cascare in terra “. Qualche anno dopo, nel 1667, la Visita Pastorale descriveva che in quest’oratorio si celebrava la Messa solo qualche volta per devozione, ed era provvisto di sacri paramenti. E’ quindi probabile che tra il 1619 e il 1667 il complesso, composto di oratorio e casa, venisse alienato dai frati e acquistato e poi riparato o ricostruito dalla Comunità. E poiché ai suoi muri era addossata un’abitazione privata, dove sovente si accendeva il camino, l’oratorio venne nuovamente interdetto al culto, fino a che non si fosse rimediato all’ inconveniente. Nel 1673 lo troviamo ancora officiato, mentre la Visita Pastorale del 1687 ci permette di sapere che era stato trasformato in scuola, e il vescovo ordinava: “ Per l’oratorio di S. Bernardino nel quale si fa scuola pubblica che mantiene la Com.tà si demolisca l’altare e si trasporti l’jcona alla Chiesa Parochiale “. Sono questi gli ultimi dati riguardanti l’oratorio, che in seguito fu trasformato, fino a far perdere ogni traccia di edificio sacro. Se l’oratorio fu scelto come la sede di una scuola, è probabile che la sua ubicazione fosse nel borgo antico, in una zona dove ora si trova l’edificio che ospita la scuola secondaria don Francesco Cabrio e la ripa soprastante, già sede di edificio, che in precedenza ospitò la scuola comunale. La pala d’altare, con la sua cornice lignea, che il Vescovo ordinava di fare trasportare nella chiesa parrocchiale di santa Maria Assunta, si deve identificare con quella rappresentante il Crocifisso, San Gregorio Magno, San Francesco e San Bernardino, tuttora presente e visibile all’interno della cappella della Madonna del Rosario. Quando la tela fu traslata, dalla vecchia alla nuova collocazione, non trovò sede nell’attuale collocazione, ma bensì sopra l’altare che era addossato al muro perimetrale, oggi identificabile dove è stata ricavata una mezza cappella, oggi occupata dal grande e moderno confessionale; di questo altare se ne intravedono le tracce sul pavimento. Questo dipinto con la sua cornice venne collocato sopra l’altare di patronato dei nobili Bulgaro, che era già ornatissimo di pitture; in seguito alla Visita Pastorale del 1822 venne demolito l’altare e le sue pitture. La tela rappresenta il tema della Crocifissione, Gesù in croce riverso e inchinato verso i Santi sottostanti a destra ai piedi della croce, un fondo di nubi tra putti angelici intenti a raccogliere, in coppe, il sacro sangue del costato e dei polsi. Ai piedi del crocifisso, a sinistra papa San Gregorio Magno, ispirato dallo Spirito Santo sotto forma di colomba bianca, che contempla la figura di Gesù, a destra San Francesco d’Assisi con le bracci aperte verso Gesù, e scostato, più a sinistra, la figura di San Bernardino da Siena con il trigramma segno delle sue predicazioni. Non è noto l’autore della tela.