Saper dire una menzogna è un’arte, e come tale ha i suoi segreti, consci o meno, per persuadere l’altro: il linguaggio del bugiardo.
Mentire è una dote innata o si impara con il tempo? Di certo, la menzogna richiede capacità attoriali non da poco, soprattutto quando l’interlocutore ci conosce bene. In realtà, si inizia sin da bambini, spesso per paura delle conseguenze di una marachella.
Poi si cresce, si affina la tecnica e c’è chi proprio non ama dire bugie e chi, invece, ne fa quasi uno stile di vita. Basti pensare ai mitomani, che non mentono per inganno ma per il bisogno di rendere le loro storie più affascinanti, fino a crederci loro stessi.
E poi ci sono le menzogne amorose, raccontate per non essere scoperti o per non ferire i sentimenti altrui. Ogni bugia ha la sua ‘ragione’ di esistere, e ogni persona può essere più o meno brava a mentire, ma una cosa è certa: i bugiardi, consapevoli o meno, usano un linguaggio preciso, fatto di frasi standardizzate e atteggiamenti ricorrenti.
Più si conosce qualcuno, più è facile smascherare una bugia, anche se, paradossalmente, chi mente sa adattarsi meglio a chi ha davanti. Se ci facciamo caso, i bugiardi utilizzano spesso frasi vaghe, evitando riferimenti precisi. Ad esempio, invece di dire: “Sono uscito alle 19, ho incontrato Marco al bar e siamo rimasti lì fino alle 22”, un bugiardo potrebbe optare per un più generico: “Sono stato fuori un po’, ho visto qualcuno e poi sono tornato”. In questo modo, lascia meno dettagli verificabili e si protegge da eventuali contraddizioni.
D’altro canto, invece di dare indicazioni verificabili, il racconto può essere pieno di dettagli irrilevanti. Un bugiardo potrebbe dire: “Sono arrivato al supermercato, ho parcheggiato vicino a una macchina rossa, poi dentro ho preso prima il pane, poi ho cambiato idea e ho preso i biscotti, e mentre ero in coda c’era una signora con una sciarpa blu che parlava al telefono”. Troppi particolari servono a rendere il racconto più credibile, ma in realtà possono tradire l’intenzione di mentire.
Anche il linguaggio corporeo ha il suo peso. Il bugiardo tende a toccarsi il viso, distogliere lo sguardo o persino copiare i gesti di chi gli sta davanti. Se, ad esempio, incrociamo le braccia, potrebbe fare lo stesso inconsciamente per entrare in sintonia con noi. Questo mimetismo – chiamato effetto specchio – gli permette di sembrare più sincero, ma può diventare un segnale rivelatore per chi sa osservare.
Insomma, mentire è un’arte, e chi la padroneggia sa usare parole e gesti per rendere la bugia quasi perfetta. Ma basta saper leggere tra le righe per smascherarla.
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