Uno stipendio basso può essere integrato grazie ai sussidi statali che permetteranno di aumentare le entrate anche se lavori.
Avere un lavoro non significa potersi sicuramente permettere una dignitosa qualità della vita. Ci sono stipendi da fame che bastano a malapena per arrivare a fine mese e solo con grandi rinunce e sacrifici.

La questione stipendi in Italia è molto delicata. Mentre nelle altre nazioni a noi vicine negli ultimi dieci anni le retribuzioni sono aumentate, nella nostra penisola non è accaduto a parte alcune eccezioni. Gli importi che tanti lavoratori ricevono ogni mese – sempre se si ha la fortuna di avere un’occupazione regolare – sono insufficienti rispetto all’alto costo della vita e alle tante spese che si devono affrontare, mutuo e affitto in primis.
Da qui la necessità di aiuti da parte dello stato sotto forma di Bonus. C’è il Bonus asilo nido e l’Assegno Unico per le famiglie con figli. Ora arriverà il Bonus bollette da 200 euro per chi ha un ISEE entro 25 mila euro. La Manovra 2025 ha confermato i Bonus edilizi, il Bonus Acquisti e la Carta Dedicata a te, tutte misure che permettono di ricevere soldi soddisfacendo alcuni requisiti reddituali e patrimoniali. Poi ci sono altri sussidi economici ad integrazione del reddito con condizioni da conoscere in merito allo svolgimento dell’attività lavorativa.
AdI, NASPI e Supporto per la formazione e il lavoro: sono compatibili con l’attività lavorativa?
Rispettando i requisiti ISEE, reddituali e patrimoniali si può richiedere l’Assegno di Inclusione anche se si svolge un’attività da lavoro dipendente o autonomo a condizione che il reddito percepito dal nucleo rimanda entro i limiti validi per accedere al beneficio. Qualora la condizione occupazionale dovesse variare durante l’erogazione dell’AdI ad uno o più componenti della famiglia allora il maggior reddito da lavoro percepito concorrerà alla determinazione della misura entro il limite massimo di 3 mila euro lordi all’anno.

Il reddito eccedente tale soglia concorrerà all’assegnazione dell’AdI a decorrere dal mese successivo alla variazione e fino a che il maggior reddito non sarà recepito nell’ISEE per tutta l’annualità. Ogni variazione deve essere tempestivamente segnalata dal percettore all’INPS, sia in caso di lavoro dipendente che autonomo. Si può lavorare anche mentre si percepisce la NASPI, l’indennità di disoccupazione a patto che si rientri in determinati limiti reddituali e altre condizioni.
Il lavoratore dovrà avere un contratto a tempo determinato massimo di sei mesi e avere un guadagno annuale entro la no tax area ossia 8,174 euro nel 2025. In alternativa il lavoratore percettore di NASPI potrà svolgere un lavoro occasionale ossia un’attività saltuaria restando nei 5 mila euro annui ricordando di comunicare la data di inizio dell’attività. Infine anche il Supporto per la Formazione e il Lavoro è compatibile con l’attività lavorativa a condizione che il reddito non superi i valori previsti per accedere alla misura.