Il bisogno di trovare un lavoro potrebbe costare caro a chi si affida al web per trovarlo, chi vi risponde potrebbe non essere chi dice.
La mancanza endemica di lavoro è spesso travisata come una lamentela da parte di chi non accetta compromessi e sacrifici pur di lavorare. Solo qualche anno fa è esplosa la polemica da parte dei titolari di aziende e attività, i quali lamentavano l’assenza di giovani volenterosi, di persone che accettavano il posto di lavoro offerto, l’impossibilità di trovare persone affidabili.
Come spesso accade la verità sta nel mezzo ed ha una sfumatura differente da come viene raccontata. Il problema non era che i candidati non avevano voglia di lavorare o non erano affidabili, bensì che l’offerta lavorativa era carente, in alcuni casi addirittura offensiva per l’intelligenza del dipendente, non conveniente nel rapporto tra retribuzione e lavoro svolto, e sicuramente non allettante come prospettata.
Il problema vero è che ci si trova in una realtà lavorativa in cui chi mette in regola si sente come un mecenate delle arti, un benefattore che a differenza degli altri ha a cuore il benessere dell’umanità, ma in realtà si tratta solo di persone che a differenza di chi agisce nell’illegalità, si muove nei limiti della legalità, offrendo il minimo sindacale, condizioni lavorative che fuori dai nostri confini sarebbero improponibili.
Data la situazione ci sono persone che continuano a cercare il lavoro giusto per le proprie esigenze e coerente con le proprie skill, e quelle che non possono permettersi di attendere e mentre accettano condizioni non propriamente ottimali continuano a inviare curriculum nella speranza che presto o tardi un’occasione arrivi.
Chi si trova in queste situazioni sa bene che non basta certo inviare un curriculum e che in molti casi le aziende si affidano ai consigli di chi lavora già per organizzare dei colloqui. Il risultato è che passano anche mesi prima di ottenere una risposta per un lavoro che sembra poter essere giusto da accettare.
Di questo problema diffuso sono a conoscenza anche i truffatori, i quali sfruttano la disperazione delle persone per provare a rubare loro quel poco che possiedono. Se già il concetto di truffa e deplorevole, pensare di approfittarsi di chi è disperato e alla ricerca di un guadagno lavorativo per sopravvivere è l’ultimo livello di schifo.
In questi giorni diversi italiani hanno ricevuto il seguente messaggio: “Abbiamo ricevuto il tuo curriculum, aggiungici su WhatsApp per parlare di lavoro“. Se si aggiunge il contatto su WhatsApp, un sedicente reclutatore invia in chat un link per accedere alla fantomatica proposta lavorativa.
Chiaramente si tratta di una trappola, visto che basta cliccare sul link per installare sul proprio dispositivo un malware. Il fine ultimo è quello di rubare dati e se possibile ottenere chiavi d’accesso a conti bancari. Tuttavia la truffa pare essere diversificata, visto che alcuni utenti dopo aver aggiunto il numero sono stati contattati per “possibilità d’investimento” capaci di fare guadagnare rapidamente e facilmente.
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