Fughe di cervelli, ma anche di pazienti: tutti vanno in Lombardia per curarsi, per questo la Regione Piemonte chiede nuovi interventi.
Gli ospedali piemontesi dispongono di eccellenze assolute, ma queste non vengono sfruttate, anzi, vengono accantonate. E così il personale più preparato fugge fuori dal confine, dove il suo lavoro non solo viene valorizzato, ma inserito in strutture idonee.

Questo è il quadro generale: in Piemonte gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico sono solo due, l’IRCCS di Candiolo e quello di Piancavallo, la cui sede legale – guarda caso – si trova proprio in Lombardia. La Regione lombarda, invece, ne vanta ben 20. Il risultato, ancora una volta, è il disagio dei pazienti.
Persone che necessitano di cure sono costrette ad affrontare spostamenti costosi e spesso al di sopra delle proprie possibilità fisiche. Ma la situazione non è immutabile, o meglio, è giunto il momento di cambiare. Ci attende una vera e propria rivoluzione, con l’obiettivo di valorizzare una Regione ricca di talenti, ma anche di opportunità per chi la sceglie ogni giorno.
Piemonte in azione: in arrivo una rete IRCCS
Dopo anni di immobilismo, il Piemonte sembra pronto a fare sul serio. Perché i medici ci sono, le strutture anche, ma finora è mancato tutto il resto: investimenti, visione, coraggio. Ora qualcosa si muove. Il presidente Cirio ha deciso di rilanciare e punta alla creazione di una vera rete di IRCCS regionali, con l’obiettivo di trattenere i pazienti e valorizzare chi, ogni giorno, lavora in trincea.

Le prime mosse sono già sul tavolo: da un lato si vuole rafforzare l’Istituto di Candiolo, già riconosciuto ma con margini enormi di crescita; dall’altro, c’è l’ambizione di trasformare le Molinette in un IRCCS pubblico, degno del suo nome e della sua storia. Non si parla solo di etichette: un IRCCS attira fondi, progetti, competenze. Ma soprattutto, offre ai pazienti la possibilità di curarsi meglio, senza bisogno di prendere un treno.
Perché questo è il punto. Ogni volta che un paziente è costretto ad andare altrove, è una sconfitta. Non solo per lui, che deve sobbarcarsi spese, chilometri e disagi, ma per tutto il sistema. E ogni volta che un medico sceglie di andarsene, non è una semplice partenza, ma un’occasione persa, è un reparto che si svuota, è un futuro che si spegne.
Il Piemonte ha tutto per invertire la rotta. Non mancano le competenze, manca solo la volontà di metterle in rete. E se davvero questa sarà la direzione, forse potremo smettere di guardare alla Lombardia come un modello irraggiungibile.