Una storia di cronaca che dovrebbe indurre tutti noi ad una riflessione attenta sulla situazione economica e previdenziale del nostro Paese: un 76enne morto per la fatica, la pensione non gli bastava!
Se ne parla sempre, se ne parla da anni ma evidentemente non se parla ancora abbastanza o non nel modo giusto se, nel 2025, dobbiamo ancora assistere a fatti come questo. Un uomo di 76 anni, padre di famiglia e anche nonno, costretto a tornare al lavoro a causa di una pensione troppo bassa. Ma il suo cuore non ha retto la fatica.
La società di oggi ci illude che siamo tutti “forever young” e che i 50 sono i nuovi 30 e allora i 70 sono i nuovi 50 e possiamo ancora fare tutto, persino lavorare 8 ore al giorno come si fa a 30-40-50 anni senza sentire il peso, la fatica, la stanchezza perché finché fai di tutto e di più allora sei vivo.
La biologia, però, parla un altro linguaggio rispetto a quello della società e, soprattutto, dei social e la biologia – la natura se dir vogliamo – ci dice che il nostro fisico cambia, il nostro cuore pure e le fatiche che possiamo sopportare a 30-40 anni, possono anche esserci fatali a 70.
E così è stato per il signor Massimo Mirabelli, costretto a tornare a lavorare per poter andare avanti e aiutare la famiglia alla bellezza di 76 anni. Dopo 40 anni di professione, l’Inps gli riconosceva un assegno troppo esiguo e questo lo ha indotto a tornare a timbrare il cartellino. Ma il suo cuore ha smesso di battere già a metà del primo giorno di lavoro.
Quello delle pensioni è un nodo da sciogliere con la massima urgenza. Da anni si parla di adeguarle al costo della vita e portare le minime almeno a 1000 euro ma, per ora, tale bersaglio non è stato centrato. A farne le spese tanti cittadini che, dopo una vita passata a lavorare, si trovano a fare i conti con un assegno Inps del tutto insufficiente. Massimo Mirabelli, per questo motivo, ha perso la vita.
“Mio padre ha passato tutta la vita ad andare avanti e indietro per mezza Italia a fare consegne. Poi è arrivato il tempo di andare in pensione. E dopo 40 anni di lavoro ha scoperto che quei soldi non gli bastavano per vivere senza pensieri”– queste le tristi parole di Federico Mirabelli, figlio del defunto, al Corriere Fiorentino.
Massimo aveva passato tutta la vita a fare consegne in giro per l’Italia e, arrivato all’età della pensione, aveva un assegno da artigiano. Anche la moglie si era sempre data da fare come operaia prima e poi in un negozio di alimentari. Una famiglia che non si è mai spaventata di fronte alla fatica ma la natura ci dice anche che, ad un certo punto, dobbiamo riposare.
Ma Massimo aveva due figli, un nipote all’Università e tre nipotini piccoli: voleva contribuire al benessere della famiglia, vivere un po’ tranquillo senza dover fare i salti mortali per arrivare alla fine del mese e, così, visto che la pensione non era sufficiente aveva deciso di rimettersi in pista e aveva iniziato a lavorare per una lavanderia: consegnava la biancheria a tutti gli hotel della zona.
Il suo primo giorno di lavoro è stato giovedì 10 aprile. Dopo poche ore il suo corpo non ha retto e Massimo si è spento: alle ore 12 il 76enne si è accasciato a terra mentre spingeva il carrello con la biancheria dentro l’hotel. E non si è più rialzato: schiacciato dal peso di una pensione troppo bassa per poter vivere dignitosamente.
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