I miracoli e le leggende si mischiano con la devozione al santo beato pietro
I miracoli e le leggende si mischiano con la devozione al santo beato Pietro. Uno dei miracoli attribuiti al san Pietro Levita o diacono, fu la salvezza della gente di Salussola durante la contesa che aveva opposto i Visconti ai Savoia nel 1427. La collina su cui sorge il borgo venne messa a fuoco, mentre le fiamme arrivarono fino all’altezza delle mura di cinta, e quando pareva che tutto il paese dovesse ridursi in cenere, per miracolo, le fiamme, per l’improvviso levarsi del vento, volsero verso il nemico costringendolo alla fuga, e del fuoco non rimase alcun danno.
Nella storia di Olcenengo, c’è un voto fatto a San Pietro Levita nel 1484, ed è per questo che ogni anno i pellegrini di Olcenengo si recano a Salussola per mantenere fede al voto. Il voto fu fatto durante una grande epidemia di peste e fu continuato senza interruzione. Si narra di un miracolo compiuto a Olcenengo da san Pietro; una bambina sordo-muta si recò a pascolare le oche fuori del paese, e qui le appare il Santo e la guarì. Dove avvenne il miracolo, la popolazione eresse una cappella. Anche durante la guerra del 1945, quando era pericoloso spostarsi, un gruppo di 16 pellegrini, sfidando il pericolo si recò a Salussola per mantenere fede al voto.
Nel 1782, il Senato del Regno di Piemonte e Sardegna, aveva ordinato a tutti i Comuni di dichiarare con atto pubblico quale fosse il santo protettore e il Consiglio della Comunità di Salussola, convocato il 19 aprile 1728, dichiarava essere la festa del Santo protettore del luogo la festa di san Pietro Levita, come è ancora ai nostri giorni.
Sull’esempio di Sandigliano, Viverone, Cerrione e Olcenengo, anche i Dorzanesi si recavano ogni anno al “ salmo ” presso la chiesa di san Pietro Levita di Salussola. Infatti “ dal Clero e popolo di questo luogo solevasi andare processionalmente, nell’ultimo giorno di aprile, alla Chiesa campestre sotto il titolo di S. Pietro sulli fini di Salussola, ove esisteva il Corpo di S. Pietro Diacono…, per ivi in tal giorno in cui scade la festa di esso Santo, implorare il patrocinio del medesimo et impetrare per di lui meriti dal Signore Iddio la benedizione sovra le campagna di questo territorio e la preservazione dei frutti da ogni avversità dannosa alli medesimi ”.
E questo avveniva “ per immemorabile devozione ossia pubblico voto, come sempre accade e ne cadde costante tradizione ”. Ed anche, quando nel 1782 il corpo del Santo fu trasportato nella chiesa parrocchiale, i Dorzanesi continuarono il loro Salmo nella nuova dimora delle reliquie del Santo Pietro. Quest’usanza cessò intorno al 1820 per motivi ignoti.
“ Sappia chi di dovere come nell’anno 1867 nel mese di Giugno infestando l’Italia ed in specie il nostro Piemonte il pestilenziale Cholera morbus furono in particolar modo assaliti da tal flagello paesi a noi vicini come Cigliano, Borgo d’Ale, Alice, Santhià, Cavaglià ed anche il finitimo Dorzano, i quali tutti ebbero a deplorare numerosissime vittime.
Continuando tal morbo ad infierire il parroco di San Secondo D. Cipriano Morino invitava li suoi parrocchiani ad unirsi seco lui a pregare il Dio delle misericordie a liberarli da si terribile malore, e a tal uopo li esortava per un dato tempo a recarsi ogni giorno in chiesa a recitare la 3a parte del Rosario ed ad implorare così l’aiuto potentissimo di M. SS.ma d’Oropa, di S. Pietro Levita nostro compatriota e di S. Rocco, i quali già tre volte si mostrarono protettori dei suoi divoti contro si fatto infortunio. Accolsero di buon grado tal invito tutti indistintamente li Terrazzani di San Secondo ed uniti al lor pastore si raccoglievano ogni giorno nella lor chiesa parrocchiale a pregare il Signore perché li preservasse da si fiero malanno. Intanto si udivano nei vicini paesi nuovi assalti de’ quali alcuni erano fulminati, e le preghiere furono prolungate. Giungevasi al fine del mese di Luglio e li buoni parrocchiani di San Secondo vedendosi sino a tal epoca esenti dalla comune disgrazia, spontaneamente e senza verun eccitamento dal loro parroco idearono la costruzione di un Pilone o Capelletta che segnasse come monumento le preservazione del Cholera sino a quell’epoca e ne ottenesse per l’avvenire… “. L’edicola votiva fu edificata nelle vicinanze della vecchia strada dei Murazzi e del Cimitero di frazione San Secondo, fu dedicata alla Madonna d’Oropa, a San Pietro Levita e a San Rocco, ed è tuttora esistente.
A partire dal 1945, ai piedi dell’antico monastero dove erano racchiuse le spoglie del Santo, venne eretta una cappella votiva. Si dice sia stata eretta per voto fatto al Santo, perché escludesse Salussola da ogni bombardamento in quei momenti terribili per l’Italia. La cappella venne edificata, su un terreno di donazione sulla costa collinare, su progetto dell’architetto Albertelli di Torino e dedicata al nostro Santo ed alla Madonna d’Oropa. Nel 1950, la cappella non era ancora stata del tutto ultimata per mancanza di soldi, la cuspide non era ancora stata inalzata. Fu allora che l’allora prevosto, Don Lino Loro invitava le famiglie di Salussola a partecipare alla lotteria per reperire i mancati finanziamenti. Sul pavimento, nascosto dalla predella dell’unico altare sono incisi i nomi dei beneffattori. La cappella venne inaugurata solennemente il 15 settembre del 1957 con la presenza dell’urna contenente le spoglie del Santo, che per fare ritorno nella chiesa di santa Maria Assunta fu portata a spalla.
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