Discorso del ministro della Difesa onorevole prof. Antonio Martino, in occasione della commemorazione della strage di Salussola del 9 marzo 1945
Salussola 10 marzo 2002 – Discorso del ministro della Difesa onorevole prof. Antonio Martino, in occasione della commemorazione della strage di Salussola del 9 marzo 1945 |
Signor rappresentante del Presidente del Piemonte, Signor Presidente della Provincia di Biella, Signor sindaco di Salussola, Autorità, Cittadini, desidero innanzitutto porgervi il saluto del Governo, mio personale e delle Forze Armate, e rivolgere un commosso pensiero ai familiari dei Caduti e dei componenti delle formazioni partigiane che fronteggiarono, a prezzo della vita, le forze nazi-fasciste. Un saluto particolarmente grato e caloroso desidero rivolgerlo all’unico superstite dell’orrenda strage di 57 anni fa – il Sig. Sergio Rosa CANUTO, detto “Pittore”, della gloriosa Brigata Partigiana Garibaldi – che anche quest’anno ha voluto essere presente alla celebrazione. Tanti anni ci separano dal terribile biennio 1943 – 1945 in cui il Paese dovette affrontare una guerra di liberazione che purtroppo fu pure una dura e triste lotta fratricida, inevitabile epilogo degli errori della dittatura fascista che schierò l’Italia a fianco della Germania nazista. Anche a distanza di tanti lustri, gli avvenimenti che seguirono all’armistizio dell’8 Settembre profondono a tutti noi insegnamenti ed ammonimenti. L’Italia toccò l’apice della tragedia, mentre era devastata moralmente e materialmente. Tante giovani vite furono falciate: migliaia di soldati, marinai, avieri, combattenti coraggiosi, fedeli al giuramento ed all’onore. Ai combattenti che servirono la Patria dal 1940 al 1943 va il ricordo dell’Italia. Il loro sacrificio non merita sottovalutazioni ingenerate dal giudizio sulla dittatura che allora reggeva il Paese. Quei combattenti spesso furono i primi, dopo l’8 Settembre, a riprendere le armi nelle nuove condizioni. L’armistizio fu necessario. Ma precipitò le Istituzioni, le Forze Armate, la popolazione in una condizione di profonda incertezza ed insicurezza. Grandi unità del nostro Esercito, reparti dell’Aeronautica, unità della Marina restarono privi di ordini, stretti fra la diffidenza del precedente nemico ed il rancore del vecchio alleato. Eppure, in quei giorni tragici, prendeva corpo la Resistenza. Dopo i primi sbandamenti, spesso furono proprio i militari ad avviare la lotta contro l’ex alleato nazista, oramai percepito come occupante nemico. Da Porta San Paolo a Cefalonia, la ribellione al nazismo di interi reparti militari italiani, formatisi nel ventennio della dittatura, mostrò apertamente che non erano affatto spenti i valori di libertà, democrazia, giustizia, che la propaganda ufficiale aveva a lungo dileggiato, ed il senso dell’onore basato sul giuramento militare. L’opposizione armata al nazifascismo assunse una dimensione popolare, come in Piemonte . La lotta condotta delle formazioni partigiane e dai reparti regolari, inquadrati nello schieramento alleato, non solo ebbe lo scopo di liberare il territorio nazionale ma assunse pure i caratteri del riscatto civile e politico. La resistenza nel Biellese si inscrive nel più ampio contributo che il Piemonte ha dato per la libertà dell’Italia. L’intera Regione, infatti, ha testimoniato, con una corale partecipazione alla Resistenza, la ferma volontà di restituire dignità all’Italia dopo i lunghi anni della dittatura e le vicende tragiche della guerra. Le libere Repubbliche che i partigiani piemontesi seppero costituire e tenacemente difendere, diedero prova della partecipazione alla Resistenza che, qui come altrove, fu tanto un fenomeno militare quanto un taglio netto, politico e morale, con il passato. La Resistenza ha segnato una tappa fondamentale nella storia italiana. Dobbiamo ricordarlo con animo sereno, ma senza distacco, anche per non smarrire il significato del sacrificio di migliaia di combattenti, uomini e donne di ogni estrazione e di diverse convinzioni politiche, animati dal desiderio di costruire un’Italia indipendente, giusta, libera, democratica. Con questa consapevolezza rinnoviamo il commosso omaggio ai caduti per la libertà. Alle generazioni più giovani additiamo questa pagina di storia come un alto esempio di impegno morale e civile che ancora può guidare il futuro della Patria . Non possiamo dimenticare che questo cammino è stato costellato dal sacrificio di migliaia di patrioti e di martiri. Il nazifascismo fu cupo e violento. Eppure il terrore non piegò né intimorì i combattenti per la libertà. La battaglia per un’Italia nuova non si arrestò davanti alle minacce, alle rappresaglie, alle esecuzioni, pur se messe in atto fuori dalle regole di guerra e dal senso di umanità. In questo contesto storico si colloca la strage di Salussola. Un efferato gesto di crudeltà, una inutile vendetta di chi sentiva avvicinarsi la sconfitta ed era oramai consapevole di non poter più arrestare il consenso popolare alla Resistenza ed alle forze democratiche. Dal ricordo del Sig. Sergio Rosa CANUTO emerge la cronaca agghiacciante dei fatti che portarono al martirio di 20 partigiani. Le torture morali e fisiche, inflitte alle vittime prima dell’esecuzione sommaria, toccarono limiti di inaudita ferocia della quale il trascorrere del tempo non riuscirà a stemperare il ricordo. Ai martiri di Salussola va la nostra riconoscenza e la nostra ammirazione, per il coraggio e la dignità, di cittadini e di combattenti, testimoniati anche nella prova estrema.Autorità, Signor Sindaco, Cittadini di Salussola, più volte la Repubblica ha manifestato sentimenti di pietà verso chi patì, nel fronte opposto, lutti, sacrifici, traversie, dolori. Questa pietà onora la Repubblica, perchè non deriva da una diversa interpretazione dei fatti fra il 1943 ed il 1945, ma dall’encomiabile volontà di pacificare l’Italia proprio su quei valori di libertà, democrazia, giustizia, per cui tanti lottarono e caddero. La nostra Repubblica è forte. Dopo le traversie della guerra, ha saputo ritrovare il cammino dello sviluppo politico, economico, sociale, interrotto dalla dittatura. Abbiamo alle spalle decenni di progresso che hanno rafforzato la libertà e accresciuto la prosperità. Possiamo consegnare il passato alla storia, che costituisce l’unico modo in cui i popoli veri non dimenticano mai. La Resistenza è Res Gestae d’Italia. Nessuno la cancellerà più. Con questa convinzione e con questo spirito,dunque, ringraziamo i caduti ed i combattenti per la libertà, di Salussola e di ogni altra parte d’Italia – senza dimenticare, per una volta, gli internati militari che preferirono la prigionia in Germania all’esercito di Salò – per la loro testimonianza di amor patrio, sulla quale non cadrà l’oblio, perché, come gli Ateniesi lodati da Pericle, anche costoro identificarono la felicità nella libertà e la libertà nel coraggio. VIVA L’ITALIA!
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